10 marzo Giornata del Rene 2022: cronicità, pandemia e comorbilità

L’emergenza sanitaria Covid 19 ha portato all’abbandono delle cure circa il 30% della popolazione affetta da malattia renale cronica (dato Fand, Associazione nazionale diabetici), che interessa, in Italia e nel mondo, circa il 10% della popolazione, un dato in crescita a causa dell’invecchiamento generale della popolazione, ma che lo stop della pandemia rischia di aggravare ulteriormente. Un’emergenza nell’emergenza, che obbliga a individuare nuove strategie e un approccio diverso e più efficace alla cura delle malattie del rene.

La malattia renale cronica è una condizione poco conosciuta: da una ricerca promossa dalla Sin, Società Italiana di Nefrologia, e condotta su un campione di oltre 1000 italiani tra 18 e 70 anni, emerge che poco più del 13,4% pensa di sapere cos’è la Malattia Renale Cronica, mentre circa metà della popolazione (48.8%) ammette di averla solo sentita nominare. Proprio per questo la Giornata del Rene 2022, che si celebra giovedì 10 marzo, ha lo scopo di promuovere nella popolazione una maggiore conoscenza sul tema.

Uno dei fenomeni meno noti rispetto alle patologie del rene riguarda le comorbilità: circa il 40% dei pazienti diabetici sviluppa una malattia renale cronica e in 3 casi su 10 chi ha una malattia renale dovuta al diabete prima o poi avrà bisogno della dialisi o del trapianto. Inoltre, i diabetici ammalati di reni sviluppano più facilmente malattie del cuore rispetto ai diabetici senza insufficienza renale. “Si prevede che tra vent’anni, se non si fa nulla – commenta l’Istituto di ricerche Mario Negri,  ricordando anche le principali strategie farmacologiche oggi a disposizione per la cura dei pazienti – il numero di diabetici ammalati di reni sarà così grande che anche i Paesi più ricchi saranno in difficoltà a garantire a tutti quanti la dialisi. È importante, quindi, prevenire la malattia renale nel diabete prima che appaiano i primi segni. Questo non solo è cruciale per evitare l’evoluzione della malattia verso l’insufficienza renale terminale e la dialisi, ma anche per proteggere il sistema circolatorio, cioè cuore, cervello e arterie”.