Rivoluzione Glifozine, le nuove frontiere della Cardiologia

Dopo due anni di pandemia che hanno rallentato il mondo, ora finalmente si riparte, A Tutta Forxa. A Sorrento il 25 e 26 febbraio e poi ancora a Roma i prossimi 11 e 12 marzo si parla delle recenti novità che rivoluzionano l’approccio terapeutico nella cura dello scompenso cardiaco.

L’introduzione degli inibitori Sglt2, già usati per la cura del diabete, anche nella pratica clinica di ambito cardiovascolare, e la loro rimborsabilità cambiano profondamente l’impatto delle cure sui pazienti con scompenso: trial clinici controllati dimostrano la riduzione di mortalità e ospedalizzazione e un’ottima tollerabilità da parte dei pazienti. “La terapia dell’insufficienza cardiaca con frazione di eiezione ridotta – ha spiegato Marco Metra, direttore dell’Unità complessa di Cardiologia dell’Università degli Spedali Civili di Brescia, professore ordinario di Malattie dell’apparato cardiovascolare nell’Università degli Studi della stessa città e fra i relatori dell’edizione di A Tutta Forxa – è ora basata su quattro gruppi di farmaci principali: fra questi, gli inibitori Sglt2 si distinguono per assenza di effetti emodinamici su pressione arteriosa o frequenza cardiaca e si somministrano solo una volta al giorno e con dose fissa. Di conseguenza, problemi di titolazione  e di politerapia relativi ad altri farmaci in questo caso sono ridotti al minimo”.

Che cosa cambia per i pazienti?

L’estensione da parte di Aifa, Agenzia Italiana del farmaco, della prescrivibilità delle glifozine anche al cardiologo è di gennaio 2022: fino a quel momento l’utilizzo degli inibitori Sglt2 era riservata al diabetologo. La decisione Aifa permette di semplificare il percorso assistenziale dei pazienti affetti da questa patologia e garantire loro l’accesso a questa classe di farmaci. “La prima dimostrazione pubblica dell’efficacia della dapaglifozina nel trattamento di pazienti a bassa frazione di eiezione, diabetici o meno – commenta ancora Marco Metra – risale al settembre 2019. Sono trascorsi quasi due anni e mezzo dall’evidenza clinica del farmaco. Un tempo lungo, determinato dalla difficile fase storica che stiamo attraversando. Il 2022 è un anno importante per la Cardiologia italiana, finalmente abbiamo la possibilità di parlare di questi farmaci nei nostri congressi e del loro utilizzo nella quotidianità clinica”.